In questi giorni mi è capitato di leggete post e confrontarmi con persone che in questo periodo, pur avendo molto tempo a disposizione, non stanno facendo nulla, e talvolta si sentono in colpa per questo. Questo post è dedicato a loro: a quelle persone che hanno iniziato la quarantena con l’intenzione di renderla almeno un’occasione da sfruttare per fare tutto quello che prima non avevano avuto il tempo di fare, che hanno stilato elenchi, to do list, condiviso buoni propositi, e ora che finalmente tutto può essere fatto… non fanno nulla.

Perché?

Il detto dice “meno si fa e meno si farebbe”, ma c’è molto altro.
C’è chi, nel desiderio ed entusiasmo di poter finalmente portarsi avanti con gli arretrati, nel tentativo di “tenere il ritmo e non sprecare il tempo”, si trova ora sopraffatto o sopraffatta da quelle che prima erano cose che davvero si volevano fare, ed ora sono diventate cose da dover fare, degli obblighi auto imposti.
C’è chi ora, invece, si sta rendendo conto che quelle cose “che ho sempre voluto fare, ma non ho mai tempo” … forse non voleva davvero farle.
C’è chi aveva preso un ritmo talmente frenetico nella propria quotidianità che ora, nel rallentare, si sente affaticato o affaticata.

Ci sarebbero tante altre ipotesi e risposte, ma lo scopo di questo post non è -e non potrebbe mai essere- trovare “quella giusta”: ciascuno è esperto di se stesso, nonché il più qualificato a dare la propria risposta a quella domanda.
Scopo di questo post, invece, è riflettere sul fatto che non avere voglia di fare è ok. In una situazione eccezionale come questa, in cui possono esserci poche cosa da fare, è legittimo anche scegliere di non fare nulla. Ed è del tutto comprensibile, eventualmente, che ci si possa sentire in colpa per questo.

Però, c’è un però: è proprio vero che non si sta facendo nulla?

C’è chi, non facendo nulla, sta facendo una nuova, talvolta difficile, esperienza sul senso del tempo.
C’è chi, non facendo nulla, sta riprendendo contatto con se stesso, ascoltando le proprie emozioni, e prendendosene cura.
C’è chi, non facendo nulla, sta comunicando un proprio disagio o un bisogno di aiuto all’altro fisicamente o virtualmente vicino.
C’è chi, non facendo nulla, sta “ricaricando le batterie”, per prepararsi a ripartire più carico che mai.
C’è chi, non facendo nulla, sta facendo del proprio meglio per riuscire a restare a casa e superare questo periodo.
Anche a questa domanda si potrebbe rispondere in tanti altri modi alternativi.

Certo è che anche chi “non sta facendo nulla” sta facendo una cosa fondamentale: contribuire ad arrestare una pandemia globale.

Dott.ssa Sara Vianello